Questo mazzo è stato disegnato da Robert Wang, cabbalista d’eccezione, in base ai principi di Carl Gustav Jung per raggiungere uno stato di piena conoscenza di sè. Secondo Jung esisteva una stretta connessione tra i Tarocchi e gli “archetipi”, che sono proprio quelle informazioni universali, per lo più simboliche, che fanno parte del nostro inconscio.
Ecco anche perchè Jung amava utilizzare particolarmente i Tarocchi nelle sue sessioni individuali, tra lo psicoterapeuta professionista e il paziente.
Le singole carte non riportano nè il nome nè il numero degli Arcani Maggiori e sono consigliabili nell’utilizzo di una qualsiasi forma di meditazione. Infatti nella parte inferiore delle figure compare un mandala, simbolicamente una “porta”, per accelerare l’apertura della nostra vista interiore, il nostro “terzo occhio”.
E’ un mazzo bellissimo, ma di non facile utilizzo, perchè presuppone uno studio molto attento di ogni singola figura, soprattutto nei dettagli, e nel forte simbolismo che vi alberga. Per queste sue peculiarità, adotto questo mazzo nei casi in cui ho bisogno di capire accuratamente le personalità degli individui coinvolti nel consulto, i loro gesti e gli avvenimenti che ne derivano.
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